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Nella pianura padana, sull’argine del Po, un uomo e una donna davanti al desco sono tristi perché senza figli. Quando la sera la donna mette i piselli in pentola ecco che dall’acqua sbuca un nugolo di ragazzini che si sparpagliano e fuggono. La donna li caccia via brandendo la scopa, ma il marito la sgrida: almeno poteva salvarne uno così non sarebbero rimasti soli. Ed ecco che dalla pentola esce un ultimo bambino: è Pirèn, accolto con gioia dai due vecchi. La vita della famiglia, pur nella povertà, ora è felice e Pirèn aiuta il padre nel lavoro. Un giorno, mentre sull’albero sta raccogliendo le pere, ecco arrivare l’Om Salbadg (l'uomo nero) che con false promesse si fa tendere la mano da Pirèn e lo infila in un sacco. Ma sulla via del ritorno l'Om Salbadg si rompe una scarpa e, mentre la fa riparare, i bambini usciti dalla pentola liberano Pirèn e lo sostituiscono con una grossa pietra. Così, quando a casa l'Om Salbadg chiede alla moglie di cucinargli il bambino, lei gli serve sul piatto la pietra, che fracassa il tavolo. L'Om Salbadg riesce una seconda volta a mettere Pirèn nel sacco, ma stavolta si ferma all'osteria, e i piccoli amici di Pirèn mettono al suo posto un cane feroce, che una volta fuori dal sacco azzanna la moglie dell'Uomo Nero. Al terzo tentativo l'Om Salbadg riesce a portare Pirén a casa: ma con uno stratagemma il bambino riesce a ficcare la moglie dell’uomo selvaggio nella pentola e a fuggire per la cappa del camino. L’Om Salbadg, nell’inseguirlo, trova la sua giusta punizione finendo anche lui in pentola. Così Pirèn può finalmente tornare a casa a godere della felicità della sua famiglia.