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Un minatore italiano emigrato in Belgio racconta in prima persona la sua storia: ha 34 anni ed è già in pensione perché soffre di silicosi, una grave malattia ai polmoni causata dalle polveri respirate in anni di lavoro in miniera. Ha cinque figli e abita in una casa della miniera, sua moglie lavora in una fabbrica di colori: la donna esce di casa e lo saluta, una bambina piccola rimane sull’uscio. Anche lui esce, vagabonda lungo le stradine deserte e fangose dello stabilimento minerario, dice che ogni mattina fa il giro del recinto della miniera, camminando lentamente perché con i polmoni lesionati non può fare sforzi. Adesso i minatori lavorano con maschere e martelli che hanno un getto d’acqua per far cadere la polvere, ma quando lavorava lui non c’erano queste misure di sicurezza. Racconta che nel 1951 lavorava nella miniera di Limburg, poi si trasferì nel bacino di Liegi, poi cambiò ancora ma ormai era troppo tardi e non ce la faceva più. Si sente finito e inutile, allora va a trovare un compaesano appena arrivato per insegnargli il francese: lo vediamo entrare e poi uscire da una baracca in lamiera, anche lui all’inizio abitava nelle baracche. Si siede al bar davanti a una birra, fuma una sigaretta, tossisce. Racconta di un suo amico morto di silicosi a 39 anni, il suo sogno è quello di tornare in Italia, dove c’è il sole che potrebbe aiutarlo a guarire.