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Vincenzo, 8 anni, entra in un orfanotrofio (l’Umberto I di Salerno, a quanto riportano gli incartamenti). In piedi, attende che il direttore finisca di compulsare la sua pratica. Poi viene accompagnato alla visita medica, ma si ritrae impaurito. Il padre cappellano, suo primo amico, lo conforta, poi gli indica i suoi nuovi compagni. Consuma il suo primo pasto in refettorio. Curiosa tra gli anditi dell’istituto, scendendo alla tipografia. Forse, dice la voce di commento, lì potrà imparare un mestiere. Finalmente gli viene fornita la divisa: davanti allo specchio, pare soddisfatto. La prima notte in camerata, Vincenzo non riesce a prendere sonno. Il giorno dopo, nel cortile dell’istituto, esercizi di marcia assieme ai compagni. Al rompete le righe, vaga solo mentre gli altri giocano, imbattendosi nella banda dell’orfanotrofio che fa le prove in vista del concerto domenicale. Arriva il giorno di festa: i bambini, accompagnati dal cappellano, vanno a passeggio sul lungomare. Vincenzo guarda i ragazzi che giocano sulla spiaggia e per la strada, sapendo che il suo destino è diverso.