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Il problema della casa nell’Italia del dopoguerra e gli sforzi del governo, grazie anche all’aiuto del Piano Marshall, per assicurare un alloggio dignitoso ai cittadini. Dopo una panoramica su alcuni anonimi condomini, entriamo in un piccolo appartamento colmo di mobili e bambini chiassosi: un uomo telefona alla fidanzata, ribadendo che non ha ancora trovato una abitazione adeguata per convolare a giuste nozze. Anche sulle scale del condominio il caos regna sovrano. L’uomo esce a passeggiare: la calma della strada è una sorta di oasi. Nel corso della camminata, l’uomo si imbatte in situazioni abitative drammatiche: case scavate nella roccia sul pendio di una collina, alloggi ricavati all’interno di tubature di cemento, baracche di legno e lamiera, ripari sotto le tribune di un impianto per le corse abbandonato, muri di mattoni elevati a ridosso di un acquedotto romano. Alcuni profughi provenienti da vari paesi sono in fila all’aperto per una sorta di censimento: sono tutti senza tetto. L’uomo si avvicina a un cantiere, e la voce di commento elogia lo sforzo del governo nella ricostruzione, anche se c’è ancora molto da fare. Le cifre incoraggianti sono svelate dal Ministro dei Lavori Pubblici Umberto Tupini che, nel corso dell’intervista, non manca di ringraziare il supporto dell’amministrazione americana.