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La storia delle lotte partigiane in Toscana, seguendo in particolare le azioni della Brigata Spartaco Lavagnini nel senese e nel grossetano, attraverso riprese sui luoghi degli eventi, ricostruzioni filmate di alcuni degli episodi rievocati, immagini di repertorio, interviste.
Si inizia dal settembre 1943: nel senese si organizza la resistenza. Soldati tedeschi pattugliano la città di Siena, un contadino abbatte un albero per bloccare una strada. Sul monte Amiata, i minatori attaccano con le armi i reparti tedeschi. Il reperimento delle armi diventa presto una priorità: una donna nasconde una pistola nella borsetta; un uomo nasconde un’arma in un fascio di paglia che avvolge attorno alla canna della bicicletta. Armi e medicinali raggiungono Monte Quoio, dove opera il primo nucleo di quella che sarà la Brigata Spartaco Lavagnini. Contadini riforniscono di vettovaglie i partigiani; un minatore consegna a un partigiano dinamite per i sabotaggi; il parroco di Vignano, don Rosadini, di notte, al cimitero, consegna ai partigiani fucili prelevati da una caserma abbandonata.
Gennaio 1944, la guerra infuria ancora. A Siena, la Casermetta in Via Malavolti è teatro di torture nazifasciste. Alla Befa, cadono prigionieri i partigiani Luciano Panti e Luigi Marsili, vittime di una imboscata. I sabotatori Florindo Guerrini e Libero Stolzi vengono impiccati a Piancastagnaio. A Monte Quoio, Giovanni Bovini e Robert Houdin perdono la vita in seguito alla delazione di una spia; in prossimità del cimitero di Scalvaia, dieci partigiani vengono trucidati; nell’occasione, altri partigiani della brigata vengono imprigionati. La madre di uno di loro, Adorno Borgianni, rievoca in cucina la fucilazione del figlio e dei suoi compagni, e legge la lettera scrittale dal figlio prima di morire. La brigata superstite all’eccidio di Monte Quoio si sposta in zona più sicura, affidando ai boscaioli la cura dei feriti, e si insedia alle Carline. I partigiani irrompono a Montieri, dove i fascisti avevano ucciso un vecchio e un bambino tra la folla che chiedeva pane: giustiziano il segretario del Fascio, attaccano la caserma e prelevano medicinali. La Brigata Lavagnini, sui monti, come molte altre formazioni partigiane si dota di un commissario che infonde agli uomini coscienza politica; al campo non mancano le lezioni pratiche su armi ed esplosivi.
20 marzo 1944: quindici partigiani occupano, con l’aiuto dei minatori, la miniera di Boccheggiano, una delle più importanti nell’estrazione della pirite, da cui i tedeschi ricavano acido solforico. 28 marzo: sulle pendici del Montemaggio, un gruppo di giovani in attesa di unirsi alla brigata viene assassinato dai fascisti. L’unico a sfuggire all’eccidio è Vittorio Meoni, che, intervistato davanti alle pendici, rievoca la tragedia. A Montichiello i fascisti intervengono con l’intento di eliminare quelli che credono essere gli ultimi nuclei partigiani, ma vengono allontanati a colpi di mitragliatrici. Sul Bogatto, la brigata prende ufficialmente il nome di Spartaco Lavagnini e si arricchisce di nuovi volontari. In tutta Italia ferve l’antifascismo: riunione di coloni e mezzadri per discutere dei contratti agrari; grano sottratto ai camion tedeschi distribuito dai partigiani ai bisognosi; un gruppo di partigiani ascolta Radio Londra. All’aeroporto di Ampugnano, i partigiani sabotano un deposito di benzina. Per rappresaglia, Tegoia è invasa dalle SS: Enrico Rampinelli, caduto nei combattimenti, riceverà la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Aspri combattimenti anche a Monticiano. I partigiani assaltano le carceri di San Gimignano e liberano 96 detenuti politici. Sei partigiani vengono catturati e fucilati dai tedeschi alle Cinque Vie presso Firenze. Sulla vetta dell’Amiata viene attaccata la più potente stazione radio tedesca. Arriva la notizia dell’ingresso degli americani a Roma, i fascisti si danno alla fuga causando devastazione al loro passaggio. Il 3 luglio 1944 Siena è liberata. Sulla strada di Brenna il cadavere di un partigiano, Federico, uno della Brigata, viene riportato al paese. Federico, dice la voce di commento, ci trasmette un impegno che non cadrà mai.
Si inizia dal settembre 1943: nel senese si organizza la resistenza. Soldati tedeschi pattugliano la città di Siena, un contadino abbatte un albero per bloccare una strada. Sul monte Amiata, i minatori attaccano con le armi i reparti tedeschi. Il reperimento delle armi diventa presto una priorità: una donna nasconde una pistola nella borsetta; un uomo nasconde un’arma in un fascio di paglia che avvolge attorno alla canna della bicicletta. Armi e medicinali raggiungono Monte Quoio, dove opera il primo nucleo di quella che sarà la Brigata Spartaco Lavagnini. Contadini riforniscono di vettovaglie i partigiani; un minatore consegna a un partigiano dinamite per i sabotaggi; il parroco di Vignano, don Rosadini, di notte, al cimitero, consegna ai partigiani fucili prelevati da una caserma abbandonata.
Gennaio 1944, la guerra infuria ancora. A Siena, la Casermetta in Via Malavolti è teatro di torture nazifasciste. Alla Befa, cadono prigionieri i partigiani Luciano Panti e Luigi Marsili, vittime di una imboscata. I sabotatori Florindo Guerrini e Libero Stolzi vengono impiccati a Piancastagnaio. A Monte Quoio, Giovanni Bovini e Robert Houdin perdono la vita in seguito alla delazione di una spia; in prossimità del cimitero di Scalvaia, dieci partigiani vengono trucidati; nell’occasione, altri partigiani della brigata vengono imprigionati. La madre di uno di loro, Adorno Borgianni, rievoca in cucina la fucilazione del figlio e dei suoi compagni, e legge la lettera scrittale dal figlio prima di morire. La brigata superstite all’eccidio di Monte Quoio si sposta in zona più sicura, affidando ai boscaioli la cura dei feriti, e si insedia alle Carline. I partigiani irrompono a Montieri, dove i fascisti avevano ucciso un vecchio e un bambino tra la folla che chiedeva pane: giustiziano il segretario del Fascio, attaccano la caserma e prelevano medicinali. La Brigata Lavagnini, sui monti, come molte altre formazioni partigiane si dota di un commissario che infonde agli uomini coscienza politica; al campo non mancano le lezioni pratiche su armi ed esplosivi.
20 marzo 1944: quindici partigiani occupano, con l’aiuto dei minatori, la miniera di Boccheggiano, una delle più importanti nell’estrazione della pirite, da cui i tedeschi ricavano acido solforico. 28 marzo: sulle pendici del Montemaggio, un gruppo di giovani in attesa di unirsi alla brigata viene assassinato dai fascisti. L’unico a sfuggire all’eccidio è Vittorio Meoni, che, intervistato davanti alle pendici, rievoca la tragedia. A Montichiello i fascisti intervengono con l’intento di eliminare quelli che credono essere gli ultimi nuclei partigiani, ma vengono allontanati a colpi di mitragliatrici. Sul Bogatto, la brigata prende ufficialmente il nome di Spartaco Lavagnini e si arricchisce di nuovi volontari. In tutta Italia ferve l’antifascismo: riunione di coloni e mezzadri per discutere dei contratti agrari; grano sottratto ai camion tedeschi distribuito dai partigiani ai bisognosi; un gruppo di partigiani ascolta Radio Londra. All’aeroporto di Ampugnano, i partigiani sabotano un deposito di benzina. Per rappresaglia, Tegoia è invasa dalle SS: Enrico Rampinelli, caduto nei combattimenti, riceverà la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Aspri combattimenti anche a Monticiano. I partigiani assaltano le carceri di San Gimignano e liberano 96 detenuti politici. Sei partigiani vengono catturati e fucilati dai tedeschi alle Cinque Vie presso Firenze. Sulla vetta dell’Amiata viene attaccata la più potente stazione radio tedesca. Arriva la notizia dell’ingresso degli americani a Roma, i fascisti si danno alla fuga causando devastazione al loro passaggio. Il 3 luglio 1944 Siena è liberata. Sulla strada di Brenna il cadavere di un partigiano, Federico, uno della Brigata, viene riportato al paese. Federico, dice la voce di commento, ci trasmette un impegno che non cadrà mai.
title:
Brigata partigiana
italian title:
Brigata partigiana
director:
-
Ferrara, Giuseppe
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Cast & credits:
-
Carbone, Mario (Fotografia)
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Bonomi, Agostino (Aiuto regista)
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Macchi, Egisto (Musica)
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Parri, Ferruccio (Commento parlato)
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year: 1962
country: ITALIA
language: ITALIANO
sound: sound
length: 19 min.
production: Giorgio Patara