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Il documentario ripercorre le tappe della produzione artistica del pittore Carlo Carrà illustrando alcune delle sue opere più note.
Nato a Quargnento (Alessandria) nel 1881, Carrà nelle prime opere, soprattutto ritratti, mantiene legami con i modelli ottocenteschi, ma già dal 1908, con “I cavalieri dell’apocalisse”, tenta la strada del simbolismo per indirizzarsi poi verso il divisionismo (due esempi sono “Uscita dal teatro” e “Piazza del Duomo di Milano”). Non indifferente ai movimenti culturali dell’epoca, Carrà dipinge nel 1911 il “Ritratto di Marinetti”, in cui sviluppa il concetto della simultaneità dei piani, “Ciò che mi ha detto il tram” e “Funerali dell’anarchico Galli”, considerati veri e propri incunaboli del futurismo. “Ritmi d’oggetti” è una composizione costituita di quadranti a cui l’artista infonde un serrato ritmo rotatorio mentre “La galleria di Milano” rappresenta l’apice del periodo futurista di Carrà. Nel 1917 inizia il periodo metafisico del pittore, con “L’idolo ermafrodito”, “Camera incantata” e soprattutto “La musa metafisica”.
Negli anni Venti si avverte n ritorno ai valori plastici con “I dioscuri” e “Vele nel porto”: quest’ultimo segna anche un nuovo interesse per il paesaggio, spesso marino o rurale. L’attenzione alla plasticità si nota, oltre che nei paesaggi, anche nelle opere con figure umane come “Estate” (1930), “La famiglia del pescatore” (1933) e “Toeletta del mattino” (1939). Degli anni delle Guerra sono “Marina” (1941) e “Campagna di Corenno” (1943), poi “La prostituta” (1945) e “Il gran lombardo” (1949). Gli ultimi anni della vita di Carrà sono caratterizzati da una rivisitazione del passato (“La casa di Merate”, “L’ultimo capanno”). Nel 1966, alla sua morte, il pittore lascia sul cavalletto “Natura morta con bottiglia e chicchera”.
Nato a Quargnento (Alessandria) nel 1881, Carrà nelle prime opere, soprattutto ritratti, mantiene legami con i modelli ottocenteschi, ma già dal 1908, con “I cavalieri dell’apocalisse”, tenta la strada del simbolismo per indirizzarsi poi verso il divisionismo (due esempi sono “Uscita dal teatro” e “Piazza del Duomo di Milano”). Non indifferente ai movimenti culturali dell’epoca, Carrà dipinge nel 1911 il “Ritratto di Marinetti”, in cui sviluppa il concetto della simultaneità dei piani, “Ciò che mi ha detto il tram” e “Funerali dell’anarchico Galli”, considerati veri e propri incunaboli del futurismo. “Ritmi d’oggetti” è una composizione costituita di quadranti a cui l’artista infonde un serrato ritmo rotatorio mentre “La galleria di Milano” rappresenta l’apice del periodo futurista di Carrà. Nel 1917 inizia il periodo metafisico del pittore, con “L’idolo ermafrodito”, “Camera incantata” e soprattutto “La musa metafisica”.
Negli anni Venti si avverte n ritorno ai valori plastici con “I dioscuri” e “Vele nel porto”: quest’ultimo segna anche un nuovo interesse per il paesaggio, spesso marino o rurale. L’attenzione alla plasticità si nota, oltre che nei paesaggi, anche nelle opere con figure umane come “Estate” (1930), “La famiglia del pescatore” (1933) e “Toeletta del mattino” (1939). Degli anni delle Guerra sono “Marina” (1941) e “Campagna di Corenno” (1943), poi “La prostituta” (1945) e “Il gran lombardo” (1949). Gli ultimi anni della vita di Carrà sono caratterizzati da una rivisitazione del passato (“La casa di Merate”, “L’ultimo capanno”). Nel 1966, alla sua morte, il pittore lascia sul cavalletto “Natura morta con bottiglia e chicchera”.
title:
Arte di Carlo Carrà, l'
italian title:
Arte di Carlo Carrà, l'
director:
-
Gagliardo, Elio
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Cast & credits:
-
Zambelli, Franco (Fotografia)
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Gagliardo Edizioni (Musica)
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year: 1995
country: ITALIA
language: ITALIANO
sound: sound
length: 10 min.
production: Corona Cinematografica