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Sinossi:
Il film, diviso in 6 capitoli, racconta i principali eventi della vicenda di Attila, dal fratricidio che gli permette, eliminando Bleda, il fratello buono di porsi alla testa degli Unni, alle subdole astuzie diplomatiche per tener buoni i Visigoti e avere mano libera verso l'Impero Romano d'Oriente, dalle vittoriose campagne attraverso la Francia e il Nord dell'Italia, alle numerose donne della sua vita: la moglie ripudiata Creca, la sensuale danzatrice di Bulgaria, Ildico, e la romana Onoria che otterrà per aver risparmiato la distruzione di Roma e che lo ucciderà nella notte di nozze.
Vittorio Martinelli, Il Cinema Muto italiano 1918.
Il film non è solo una ricostruzione sontuosa e realistica di un'epoca storica poco nota, ma anche un severo monito inteso ad imprimere negli uomini d'oggi che fisicamente e spiritualmente gli attuali Prussiani sono della stessa razza degli Unni e che, se anche non hanno fattezze barbare, la loro barbarie è identica. Come spettacolo, Attila non lascia nulla a desiderare: una sceneggiatura ampia comprende innumerevoli stupende scene di vita barbarica, scene di guerra piene di azione e si vigore, con minuziosa accuratezza di dettagli; ogni scena è attentamente studiata, dalle imponenti ricostruzioni architettoniche in stile romano o bizantino, fino alle uniformi, i costumi e gli equipaggiamenti delle comparse. "Attila" non è solo una fastosa parata spettacolare, ma poggia sulla vicenda storica del conquistatore unno che il poeta italiano Febo Mari ha ricostruito per lo schermo con robusto impianto drammatico. Certo, il materiale a sua disposizione era di natura piuttosto nebulosa, anche perché le poche notizie storicamente certe s'intersecano volentieri con le leggende che si sono create sul personaggio. Ma salvo per alcune inevitabili licenze poetiche e qualche occasionale manipolazione (la morte di Attila, ad esempio, avviene durante le nozze con Ildico e non con Onoria), il signor Mari è riuscito a mantenere intatti i fatti storici più rilevanti, inquadrandoli in quella immane tragedia che fu la calata dei barbari. La recitazione è pienamente all'altezza della produzione. L'attore che interpreta la parte del protagonista ci dà un'immagine perfetta del cupo, tormentato, ma potentissimo piccolo tiranno, la cui crudeltà tracciò un sentiero di fuoco e di sangue nelle oscure pagine della storia dell'Europa del quinto secolo. Da rimarcare, inoltre, la bellezza delle due attrici.
"The Bioscope", 7 Novembre 1918.
Fuori i barbari: ieri come oggi. Per chi sono passati i secoli di civiltà? Neppure l’aspetto ha saputo mutare il Normanno nella sua barbarie.
Questa grande opera sorta dalle fucine dell’Ambrosio risponde mirabilmente alle sollecitazioni del Ministro Ciuffelli, per un indirizzo di carattere patriottico da darsi - massime in questi momenti - al cinematografo.
Da quest’opera avranno salutare tormento le plebi che delle odierne ore tristi sanno il dolore, sanno solo il sangue, ma non perché si versa; né sanno della vergogna che dura da secoli e del danno che ad ogni secolo si rinnovella pel sorgere del mostro che l’animo feroce dell’avo antico ha fatto più scaltro e feroce.
Il film di Mari non è opera senza difetti; è opera grande, che si deve esaminare nel suo insieme, in quella guisa che essa rappresenta allo sguardo dello spettatore, e se questo ne rimane appagato, l’ideatore e l’esecutore hanno assolto il loro debito.
Non discutiamo se Attila avesse o no la barba, poiché se testimonianze e ragioni la possono volere, ragioni e consuetudine possono permetterne la soppressione. Ad ogni modo, non sarà una barba in più o in meno che potrà influire sull’esito dell’opera, quantunque possa influire sul carattere e sul concetto del personaggio.
Pier da Castello, in "La vita cinematografica", 22 febbraio 1918.
Restaurato in collaborazione con Filmarchiv Austria.
Vittorio Martinelli, Il Cinema Muto italiano 1918.
Il film non è solo una ricostruzione sontuosa e realistica di un'epoca storica poco nota, ma anche un severo monito inteso ad imprimere negli uomini d'oggi che fisicamente e spiritualmente gli attuali Prussiani sono della stessa razza degli Unni e che, se anche non hanno fattezze barbare, la loro barbarie è identica. Come spettacolo, Attila non lascia nulla a desiderare: una sceneggiatura ampia comprende innumerevoli stupende scene di vita barbarica, scene di guerra piene di azione e si vigore, con minuziosa accuratezza di dettagli; ogni scena è attentamente studiata, dalle imponenti ricostruzioni architettoniche in stile romano o bizantino, fino alle uniformi, i costumi e gli equipaggiamenti delle comparse. "Attila" non è solo una fastosa parata spettacolare, ma poggia sulla vicenda storica del conquistatore unno che il poeta italiano Febo Mari ha ricostruito per lo schermo con robusto impianto drammatico. Certo, il materiale a sua disposizione era di natura piuttosto nebulosa, anche perché le poche notizie storicamente certe s'intersecano volentieri con le leggende che si sono create sul personaggio. Ma salvo per alcune inevitabili licenze poetiche e qualche occasionale manipolazione (la morte di Attila, ad esempio, avviene durante le nozze con Ildico e non con Onoria), il signor Mari è riuscito a mantenere intatti i fatti storici più rilevanti, inquadrandoli in quella immane tragedia che fu la calata dei barbari. La recitazione è pienamente all'altezza della produzione. L'attore che interpreta la parte del protagonista ci dà un'immagine perfetta del cupo, tormentato, ma potentissimo piccolo tiranno, la cui crudeltà tracciò un sentiero di fuoco e di sangue nelle oscure pagine della storia dell'Europa del quinto secolo. Da rimarcare, inoltre, la bellezza delle due attrici.
"The Bioscope", 7 Novembre 1918.
Fuori i barbari: ieri come oggi. Per chi sono passati i secoli di civiltà? Neppure l’aspetto ha saputo mutare il Normanno nella sua barbarie.
Questa grande opera sorta dalle fucine dell’Ambrosio risponde mirabilmente alle sollecitazioni del Ministro Ciuffelli, per un indirizzo di carattere patriottico da darsi - massime in questi momenti - al cinematografo.
Da quest’opera avranno salutare tormento le plebi che delle odierne ore tristi sanno il dolore, sanno solo il sangue, ma non perché si versa; né sanno della vergogna che dura da secoli e del danno che ad ogni secolo si rinnovella pel sorgere del mostro che l’animo feroce dell’avo antico ha fatto più scaltro e feroce.
Il film di Mari non è opera senza difetti; è opera grande, che si deve esaminare nel suo insieme, in quella guisa che essa rappresenta allo sguardo dello spettatore, e se questo ne rimane appagato, l’ideatore e l’esecutore hanno assolto il loro debito.
Non discutiamo se Attila avesse o no la barba, poiché se testimonianze e ragioni la possono volere, ragioni e consuetudine possono permetterne la soppressione. Ad ogni modo, non sarà una barba in più o in meno che potrà influire sull’esito dell’opera, quantunque possa influire sul carattere e sul concetto del personaggio.
Pier da Castello, in "La vita cinematografica", 22 febbraio 1918.
Restaurato in collaborazione con Filmarchiv Austria.
titolo:
Attila
titolo in italiano:
Attila
regia:
-
Mari, Febo
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Cast & credits:
-
Mari, Febo (Interprete)
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Mari, Febo (Sceneggiatura)
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Mari, Febo (Soggetto)
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Ridoni, Ettore (Scenografia)
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Canonica, Pietro (Scenografia)
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Donadio, Francois-Paul (Interprete)
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Leonidoff, Ileana (Interprete)
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Mordeglia, Nietta (Interprete)
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Roasio, Maria (Interprete)
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Stratta, Carlo (Scenografia)
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anno: 1918
nazione: ITALIA
lingua: ITALIANO
sonoro: muto
durata: 52 min.
produzione: Società Anonima Ambrosio