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Sinossi:
Marinetti, definito da Boccioni “poeta e impresario”, dopo la pubblicazione del primo manifesto futurista su “Le Figaro” (1909) diffonde il Manifesto tecnico della letteratura futurista, il Manifesto dei pittori futuristi, il Manifesto dell'architettura futurista e il Manifesto della cinematografia futurista. I futuristi amano il dinamismo e rigettano la cultura tradizionale in ogni campo, come dimostrano "la musica dei rumori" di Russolo, i bozzetti dell'architetto Antonio Sant'Elia, film come "Thais" di Bragaglia. All'inizio i futuristi non si interessano alla politica, considerano gli scioperi di quegli anni fenomeni di massa come altri, privi di dimensione sociale. Eppure, sebbene contrari ai musei e all'arte tradizionale, pittori come Marinetti, Russolo, Carrà, Boccioni e Severini, ritratti in una foto in cui manca solo Balla, producono opere significative e risentono delle influenze di altri artisti: Seurat ispira Balla, sono evidenti i rapporti di Boccioni con i fauves, con Matisse e con il cubismo di Léger, Braque e Picasso. Nel 1912 i futuristi iniziano a girare l'Europa e a farsi conoscere a Berlino e a Parigi (dove una mostra, poco apprezzata dal pubblico, riscuote successo tra gli intellettuali). Nel 1913, al teatro Costanzi di Roma, una serata futurista viene interrotta dalla polizia; nello stesso anno nasce la rivista fiorentina “Lacerba” sulle cui pagine trovano spazio polemiche d'arte che assumono, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, toni politici dettati dal nazionalismo e dall'interventismo. Boccioni viene arrestato durante una manifestazione: sono lontani gli anni pre-guerra, quando Carrà dipingeva: "I funerali dell'anarchico Galli" e Russolo: "La rivolta". Ora Balla dipinge bandiere e Boccioni: "I lancieri", poco prima di arruolarsi: il ritratto del musicista Ferruccio Busoni (confidente e interlocutore della crisi di Boccioni causata dalla guerra) è il suo ultimo quadro. Il pittore infatti muore al fronte e viene ricordato nel 1916 con una retrospettiva a Milano. Vent'anni dopo i murales dei pittori messicani Siqueiros e Orozco richiameranno la stessa concezione monumentale dell'uomo al centro della propria epoca sviluppata da Boccioni in un quadro emblematico come “Materia” (1912). Opuscoli e pagine di giornale dimostrano l'interesse suscitato dal cinquantenario del Futurismo, a cui vengono dedicati studi e mostre.
titolo:

Boccioni e i Futuristi

titolo in italiano: Boccioni e i Futuristi
regia:
Cast & credits:
anno: 1961
nazione: ITALIA
lingua: ITALIANO
sonoro: sonoro
durata: 11 min.
produzione: Giorgio Patara