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I frutteti dell’Italia del Sud producono tonnellate di ottima frutta, che viene raccolta dai contadini. Al mercato generale si svolge l’asta in cui si contrattano i prezzi, le cassette vendute partono sui camion. Ma l’abbondanza del raccolto può essere una disgrazia: il mercato è invaso dai prodotti americani, corrotto da favoritismi, burocrazia e “agro-gangsterismo”. Per mantenere alti i prezzi una parte consistente del prodotto non può essere venduta e la frutta eccedente viene mandata al macero. Molti addirittura non raccolgono più la frutta, tagliano gli alberi, montagne di frutta giacciono a terra mentre nel mondo milioni di bambini soffrono la fame. I poveri raccolgono la frutta da terra. Ruspe e trattori maciullano la frutta passandoci sopra. La logica del profitto estirpa piante sane. Non si prendono provvedimenti e misure per difendere la produzione agricola nazionale, e ci si avvia verso una crisi che ricorda quella americana del 1929, quando venivano buttati in mare quintali di grano, mentre i lavoratori sfilavano al grido di “Fight or starve”.