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Nei paesi albanesi della Calabria esiste ancora un rito antico, una dichiarazione d'amore simbolica. Un giovane trascina per boschi e per vallate pietrose un grosso ceppo, che depositerà davanti alla porta della casa della donna che ama. Se la donna e i suoi parenti prenderanno il ceppo e lo trascineranno vicino al focolare, la richiesta sarà accolta. In casa, una ragazza è intenta ai lavori domestici e guarda di tanto in tanto fuori dalla finestra, mentre gli uomini bevono e giocano a parte: tutti devono comportarsi come se fosse un giorno come un altro. La ragazza culla un neonato e torna poi alla finestra. Il giovane spasimante trasporta il ceppo a spalle, in un paesaggio pietroso, fermandosi a dissetarsi a un ruscello: sono riti che impongono la fatica, spiega la voce di commento, per evitare che ci si abitui alla gioia. La ragazza disegna con un bastoncino ghirigori sulla cenere del camino, mentre la voce di commento illustra il significato del ceppo: alla fine della prova, la donna avrà imparato a subire, per sempre. Gli uomini continuano a giocare. La ragazza si specchia, subito richiamata dalla madre, che temi pericolosi voli di fantasia. Il ragazzo col ceppo è arrivato al villaggio, scarica il fardello davanti alla finestra dell'amata, che accorre ad aprire la finestra. La madre la trascina via: il rito proibisce che lei veda il pretendente in questo modo. Vengono inoltre scacciati i giocatori di carte. La madre accompagna la figlia all'uscio. A testa bassa, le due raccolgono il ceppo e, in segno di accettazione, lo portano vicino al focolare; un pezzo è asportato con l'accetta e gettato nel fuoco. La ragazza può ora guardare il futuro marito da un pertugio alla finestra. Sul volto le compare un labile sorriso sul volto. Lui, seduto su un muricciolo, fa lievi cenni di assenso col capo.