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Sinossi:
Attraverso una ricca carrellata di fotografie pubblicitarie e di riprese ad hoc, viene condotta un’analisi dell’erotismo moderno e della situazione femminile nell’epoca della società dei consumi. Donna è uguale a ossessione: il motto ci introduce a modelle nude in controluce, a passeggio in minigonna, impegnate in balli provocanti. Un uomo si ferma a guardare in estasi manichini che vestono intimo, quando si materializza una donna in carne e ossa che si avvicina da dietro la vetrina. Su un set fotografico, due modelle senza reggiseno e con cappello da cowboy si sfidano a colpi di spray. Una tipologia molto utilizzata è quella della donna madre: in essa confluiscono immagini piacevoli, tenere, candide e sognanti, come una sorta di sublimazione della maternità della tradizione cattolica e patriarcale. Un altro mito è quello di “Beatrice mite e pudica”, la vergine casta e angelicata. Gli amori romantici, che finiscono per esaltare la donna sposa e madre, trovano espressione in passeggiate sulla spiaggia, mano nella mano. Un’esplosione atomica, seguita da majorette in marcia tra i palloncini, ci porta al concetto pagano della donna come oggetto sessuale. Prima era una belva in gabbia: così, un leone allo zoo, nutrito dalla guardia attraverso le sbarre, si trasforma in una donna della giungla, cui viene riservato lo stesso trattamento. Ora, di colpo, la donna è libera, e corre in costume sulla spiaggia. Ma la libertà si confonde con libertinaggio e diventa messaggio pubblicitario: sui set fotografici, ammiriamo una donna nuda su una poltrona trasparente, o in ammollo in una vasca tra i fiori di loto, o a passeggio in un boschetto idilliaco. Crolla l’ultima barriera, e la donna invia espliciti inviti a fare l’amore. Alla dolce mammina succede, in un impeto di liberazione, l’aggressiva suffragetta che vuole ora schiavizzare l’ex padrone: modelle “selvagge”, in abiti leopardati, vengono accostate a grandi felini e giraffe. Rossetti e bevande promettono ambigue sensazioni. Donne aggressive posano con armi e frustini, o con arpione e muta da sub. Ci si spinge fino all’autarchico rifiuto dell’uomo, con immagini che accennano al saffismo. In definitiva: la donna da amare si è sovrapposta all’oggetto da comprare. Il quadro è nel complesso tragico. La donna indossa una maschera, illudendosi che dietro ci sia spazio per qualche forma di autenticità umana.
titolo:

Senso e anagramma

titolo in italiano: Senso e anagramma
regia:
Cast & credits:
anno: 1970
nazione: ITALIA
lingua: ITALIANO
sonoro: sonoro
durata: 13 min.
produzione: Corona Cinematografica