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L’arte dello scrittore Giovanni Comisso (Treviso 1895 - 1969) e il legame con la sua terra.
È una notte di fine inverno del 1967, nella campagna trevigiana: i contadini preparano i falò per la festa del “pan e vin”, rito propiziatorio per una buona annata. Lo scrittore Giovanni Comisso mangia con gli amici, parlando della propria vita, del rapporto con la terra e la campagna. Ricorda la guerra, la sofferenza per gli amici caduti e la morte della madre, mentre scorrono foto d’epoca e immagini del Piave e della campagna dannunziana di Fiume, poi il periodo felice a Chioggia tra i pescatori, i viaggi e il ritorno alla campagna veneta. Nello studio della sua casa a Zero Branco, affacciato alla finestra con accanto il suo cane, Comisso si abbandona a nostalgia e malinconia: è uno scrittore che si vede ormai anziano e stanco (“Ho 72 anni, non posso più fumare né bere… vivo in compagnia di me stesso”), capace però di ricominciare da zero.