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Un'infermiera passa nelle corsie del reparto maternità di un ospedale di Napoli: le donne che hanno partorito da poco sono nei letti, nelle culle della nursery ci sono i neonati.
Seguono diverse immagini di madri con bambini in braccio o in carrozzina davanti alla "Casa della madre e del bambino". La voce di commento si chiede perché i poveri facciano tanti bambini, e risponde che fare figli è l'unica cosa che hanno in comune coi ricchi.
I bambini più poveri vivono in baracche, un cartello reca la scritta "I roditori ci assalgono come formiche"; qui i bambini vivono per strada e devono imparare presto ad arrangiarsi: fanno accattonaggio, giocano davanti a un portone, si aggrappano al filobus, trasportano scatole, bombole e ceste, vendono mercanzie varie con banchetti e carrettini, viaggiano su cassoni di camion ricolmi di casse. In un ristorante un bambino canta una canzone napoletana, accompagnato alla chitarra. In contrasto, momenti di vita quotidiana di bambini in condizione più agiata: uno suona in casa il pianoforte, altri sono mostrati all'uscita da scuola con i genitori che vanno a prenderli in automobile, comprano giocattoli in un negozio, passeggiano accompagnati dalle tate. Un bambino bendato estrae i numeri del lotto ma a lui, dice il commento, la fortuna non arriderà. I bambini più sfortunati non hanno nessuno, dormono nel dormitorio pubblico e mangiano alla "Casa dello scugnizzo", fondata nel 1949 da padre Mario Borrelli nella chiesa di Mater Dei per aiutare i bambini sbandati. Vediamo in conclusione diverse foto di padre Borrelli, i ragazzi in cucina e nelle camerate.