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Roma, via Tagliacozzo 2, al Tiburtino Terzo: tre scantinati di un ex deposito della nettezza urbana, dismesso nel 1960 perché inagibile, sono stati occupati dalle famiglie Pischedda, Bombacigno e Quartullo. Gli abitanti chiamano lo stabile “stalla”, vivono in condizioni di povertà estrema. Franco Bombacigno ha otto anni, abita con i sette fratelli e i genitori nel primo scantinato, tutti in una sola stanza: un bambino legge, uno è seduto su una poltrona, due giocano sul letto, il più piccolo è nella culla. Le pareti sono coperte di muffa, la cucina è ricavata in un angolo umido, i bambini mangiano tozzi di pane secco. La madre racconta la sua storia mostrando le macchie di umidità, la carta da parati scollata, sotto il letto ci sono i vasi da notte. Suo marito, mentre aggiusta una bicicletta, dice che ha fatto domanda per le case popolari ma finora non ha avuto risposta. Secondo scantinato: il capofamiglia mostra uno sgabuzzino che viene usato come bagno, l'acqua corrente manca. Vive lì con moglie e sei figli. I bambini sono riuniti davanti alla tv, anche qui i muri sono coperti di muffa e umidità. La stanza è una sola, piena di brandine, la madre pulisce per terra mentre dice che due bambini hanno l'epatite virale, altri due i reumatismi.
Ad occupare il terzo scantinato una coppia: la donna è incinta, spera che presto il comune le dia un alloggio e descrive una manifestazione per il diritto alla casa a cui ha partecipato, mostrando ritagli di giornale che ne parlano, in una foto c'è anche lei. I manifestanti avevano tentato di occupare delle case appena costruite, ma erano stati cacciati dalla polizia: si vedono fotografie che documentano l'accaduto. Alla fine viene inquadrato il regista mentre riprende i poveri abitanti di via Tagliacozzo, in sottofondo si sente il sonoro del cartone animato che i bambini stanno guardando alla tv.